mercoledì 1 settembre 2010

Laurent Fignon

Un cancro all’apparato digerente si è portato via ieri a 50 anni Laurent Fignon, uno dei simboli del ciclismo degli Anni ‘80, con il connazionale Bernard Hinault, gli italiani Moser e Saronni, l’americano LeMond e l’irlandese Roche. Fignon, il “Professore”, il corridore che montava in sella con gli occhialini da intellettuale e che leggeva libri impegnati nelle lunghe serate dei ritiri, aveva lunghi capelli biondi e una precoce calvizie che gli dava ancora di più l’aria da insegnante. Colto e intelligente, veniva da Parigi, da Montmartre precisamente, ed era una novità nel ciclismo abituato a corridori sanguigni.

Piaceva perché correva sempre all’attacco e con la sua tattica riuscì a conquistare due Tour de France, nel 1983 e nel 1984, il Giro d’Italia del 1989, due Milano-Sanremo e una Freccia Vallona. Un lungo stop dovuto a guai a un tendine e a voci di doping lo bloccò nel 1985. Nella sua carriera ci sono anche tre clamorose sconfitte: perse il Giro del 1984 nella cronometro finale di Verona quando Francesco Moser gli rimontò oltre due minuti; non la prese bene: accusò gli organizzatori di averlo disturbato con l’elicottero della RAI e di avere favorito l’italiano eliminando per la neve il tappone dello Stelvio. Il 1989 fu invece il suo anno nero: perse il Tour nella cronometro finale facendosi sorpassare dall’americano Greg LeMond, vincitore sugli Champs Elisées per soli 8 secondi, il minor distacco nella storia della corsa francese; e ai Mondiali di Chambéry sempre LeMond andò a riprenderlo mentre era in fuga solitaria a pochi chilometri dall’arrivo e gli scippò la maglia iridata. Non si riprese più. Dopo il ritiro diventò un apprezzato commentatore televisivo delle gare ciclistiche.


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