venerdì 19 settembre 2008

Il Lunedì Nero

Il 19 ottobre 1987 andò in scena la rivolta dei computer: il crollo dei mercati finanziari di tutto il mondo aveva certo le sue cause strutturali che avevano portato alla crisi. Ma un peso decisivo e del tutto imprevisto nel crollo delle Borse lo ebbero i computer. Erano stati programmati per vendere al di sotto di una certa soglia. Quando questo limite venne raggiunto e oltrepassato, le macchine continuarono a vendere ad una velocità inaudita, aggravando la crisi ed inscenando un a situazione fino a quel momento vista solo nei film di fantascienza.

"Quello che sta succedendo farà sembrare la crisi del 1929 una festa di bambini" disse un trader della Pacific Stock Exchange. Quel 19 ottobre divenne famoso come il "Lunedì Nero": il collasso della Borsa superò di gran lunga quello disastroso del '29 che fece piombare il mondo nella Grande Depressione, durata fino quasi al 1940.

Il Dow Jones, quel lunedì di ottobre perse 508 punti, ovvero il 22,6% del mercato (nel 1929 fu del 12,8%). Quello che accadde a New York, replicò il giorno dopo a Tokyo, Hong Kong, Londra, Parigi, Milano e nelle Borse di tutto il mondo. Gli esperti economici si chiesero se un disastro globale dell'economia sarebbe seguito: due americani su tre, secondo un sondaggio delle prime ore, lo credevano. Alla fine della settimana il Dow Jones aveva perso altri 295,98 punti e il 28,3%, la perdita fu di 2,3 miliardi di dollari.

Il tracollo del 1929 però non si verificò: molti fattori stabilizzarono il sistema, in particolare il deposito federale di sicurezza e il pronto intervento della Federal Reserve di Alan Greenspan, che pompò denaro nelle banche che ne avevano bisogno. Il governo del Presidente Reagan ebbe ugualmente una parte importante, quando indicò che avrebbe considerato un modesto aumento delle tasse per ridurre il deficit.


IL GRAFICO



IL NEW YORK TIMES

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